Il più antico pensiero della grecità evoca non meno che il divenire, ma anche il c.d. rimedio, cioè l’immutabile. Il divenire rappresenta il dolore, il terrore, l’angoscia, l’imprevedibilità dell’imprevisto, l’imprevedibilità dell’irruzione di ciò che è stato nulla, per disperdersi nell’ombra del nulla. La connessione fra dolore e divenire era stata già formulata da Platone ed Aristotele. La filosofia nasce dalla meraviglia, a loro avviso. Il termine da essi impiegato è thauma, nell’accezione semantica, oltre che di meraviglia, pure di sorprendente, angosciante, terrificante. La filosofia è generata dal terrore, dall’angoscia. Per cosa?
Nel primo libro della Metafisica, Aristotele scrive che la filosofia sorge dal thauma, da meraviglia, terrore, angoscia dinanzi agli accadimenti mondani, di cui si ignorano le cause. Origina dallo smarrimento di fronte a quanto avviene imprevedibilmente, fuori da una causa unitaria che ne dia ragione. La meraviglia è la sorpresa davanti all’inquietudine del divenire, che fa passare le cose ek tou mè òntos eis tò òn, dal non essere all’essere, dal niente all’essente, afferma Platone nel Convivio, per dileguarsi, poi, al niente.
Ma, nel richiamare la minaccia del nulla della vita e delle cose, dapprima, i Greci, a partire soprattutto da Eschilo, e, poi, la tradizione occidentale, insieme al Cristianesimo, nominano il rimedio, a questa situazione destabilizzante: l’ordine immutabile, che regolamenta il divenire, la verità universale e divina da cui tutto proviene e in cui tutto ritorna.
E dal senso ontologico greco del divenire deriva il tramonto di ogni riparo immutabile; la civiltà moderna, muovendo da Leopardi, con la sua filosofia poetante o poesia filosofante, nonché da Nietzsche, è la storia di demolizione degli immutabili, che occupano la sfera del divenire, riempiendola. Ma atteso che l’Occidente non rinuncia alla propria fede nel divenire, allora ogni immutabile deve essere condotto al tramonto. E in concomitanza al tramonto dell’immutabile, si attestano il dominio e la volontà di potenza.
La verità assoluta e definitiva, ossia l’epistéme incontrovertibile, che mostra l’esistenza dell’Eterno, costituisce la fonte di tutti gli immutabili dell’Occidente. Il crollo di tale verità non lascia alle sue spalle se non l’opposizione delle fedi, religiose, morali, giuridiche, politiche, ideologiche, estetiche, scientifiche, etc. E ciò che compete a ciascuna fede è la misura della sua forza, della forza vincente. La verità assoluta ed eterna volge al declino del riconoscimento della volontà di potenza.
Non è agevole per la cultura moderna distanziarsi ed affrancarsi da simili conseguenze che scaturiscono dalla dissoluzione degli immutabili.
La fede primigenia dell’Occidente, ovverosia l’evidenza del divenire, è alla base di queste conseguenze nichilistiche, essendo inteso il divenire quale sporgenza delle cose dal nulla per riaffondare nel nulla.
D’altronde, si è diffusa la speranza di rinvenire nella scienza e nella tecnica il rimedio all’inquietudine, al dolore. Si tratta di una ulteriore illusione della nostra epoca. La volontà di salvarsi dall’inquietudine, dall’angoscia, dalla sofferenza, dal dolore si illude di servirsi della tecnica e della scienza in termini di strumenti.
Vale a dire che il fine della liberazione dal dolore viene subordinato all’esigenza di rendere sempre più efficiente ed efficace l’apparato strumentale – la scienza, la tecnica – in vista di conseguire siffatto fine. E così, si perviene ad adeguare il fine (la liberazione dell’uomo dal dolore) al mezzo (la scienza e la tecnica). Lo strumento, quindi, da mezzo diviene scopo, nel senso che lo scopo è non più la liberazione dell’uomo dal dolore, dall’inquietudine, bensì l’incremento infinito della potenza dello strumento stesso.
Queste, dunque, risultano essere le conseguenze che discendono dalla premessa della fede dell’Occidente nel flusso del divenire, diventato il campo entro il quale si è sviluppata tutta la filosofia occidentale (ivi incluso il Cristianesimo). Ma quale valore ha questa fede? E’ proprio sua l’ultima parola sulla condizione dell’Occidente? Fede, peraltro, discutibile, unitamente alle sue conseguenze, mediante la ricerca dei rimedi presentati nella storia della tradizione occidentale!
Il tempo che ci attende
Editore: Digital Press Edizioni
Collana: I libri di Antonio Calicchio
Pagine: 279
Anno di prima edizione: 2023
Prezzo: 14,00 €
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