Non si fa mancare niente di niente, chi invidia. Si occupa di scarpe, di automobili, di libri, di orologi, di collane e di mogli, o di mariti. Livido figurante del potere, dal momento che non è dio, si affatica ed estenua, fa pratica di malvagità su tutto ciò che lo circonda, umilia il mondo per elevarsi – senza essere nulla più che un individuo tanto infelice, quanto cattivo – e per non perdere un batter di ciglia, atomizzato in milioni di inutili attenzioni, a carpire, sapere, giudicare … Con conseguenze distruttive, di uomini e cose; di se stesso per primo, segregato nel pensiero, umiliato dalla vergogna di essere sempre là, senza distacco possibile dal bene degli altri, da corrodere e irridere. E di non poter neppure travestire di una qualche nobiltà di linguaggio questo vizio che non può star nascosto. E’ carsismo del male che scorre sotterraneo e produce caverne in cui annega e declina l’energia, nell’avvilimento di non riuscire ad alzare la fronte e dire all’altro con la simpatia di chi si somiglia: “E’ forte la tua tempesta, possiamo attraversarla insieme?”. “Essere uomini e non essere Dio. Questa è la summa. Non c’è altro” (Lutero).
21.08.2014