Occorrono, per affrontare la vita – e i suoi problemi – due qualità contrarie: la capacità di cambiare il mondo esterno, cosicché esso risponda ai nostri bisogni, oppure quella di conformarci all’ambiente, modificando noi stessi e il nostro modo di pensare. Quanto alla prima, giova osservare che per cambiare il mondo esterno è indispensabile impegnarsi completamente, inventare sempre nuove soluzioni, essendo la realtà imprevedibile e dura. Bisogna avere ottimismo e fiducia in se stessi. Coloro i quali hanno realizzato grandi opere avevano fede e sono riusciti a trasferirla ai collaboratori. Per questo, dobbiamo mettercela tutta; eppure, vi sono dei momenti in cui dobbiamo mutare comportamento, rinunciare, accettare le circostanze, rassegnarci all’ambiente. Non è semplice, né agevole capire quando passare da un atteggiamento all’altro, quando proseguire ad agire sul mondo, senza farci seppellire dal dubbio, e quando, invece, abbandonare e adattarci.
Napoleone, ad es., quando avrebbe dovuto comprendere di non poter più combattere a Mosca, e ritirarsi? Molti oscillano tra la fede cieca e la disperazione, fra una certezza infondata e una sfiducia immotivata. E chi si salva, allora? Si salva soltanto chi, pur alimentando una fede ardente, è preparato a subire un destino diverso, un differente modo di essere. Ciascuno deve muoversi alla stregua di un imprenditore, che lavora, fino in fondo, per il suo prodotto. Con la consapevolezza della volubilità del mercato e dei rovesci di fortuna; senza che ciò ostacoli la sua intraprendenza, ma lo renda attento ai segnali di pericolo, al punto che, qualora questi diventino minacciosi, ridimensiona i suoi piani: se si è troppo esposto, cede una parte delle sue azioni, riduce il suo tenore di vita; e, frattanto, escogita prodotti originali, modi di pubblicità innovativi. Il processo di adattamento va compiuto su noi stessi, sulla nostra mente e sul nostro cuore. Quando ci ammaliamo, dobbiamo tollerare l’immobilità, ma anche resistere alla paura e mantenerci sereni; se cambiamo attività, città, dobbiamo capire il mondo che ci circonda, adeguarci alla sua diversità, pazientemente e tenacemente. Allo smarrimento e allo sconforto, quindi, dobbiamo opporre altrettanta tenacia, forza d’animo e fede che trasformare la realtà esterna.
17.07.2013